Nature Restauration Law. Può la legge europea rappresentare l’innesco per un cambiamento positivo delle nostre città?

Di Francesco Bagnolini, Ecologo specializzato in vegetazione dell’ambiente urbano, Tecnico e analisi dati laboratorio ricerca e sviluppo Harpo verdepensile 

Il voto di approvazione

Il 12 luglio il parlamento Europeo ha approvato la “Nature restoration law” ¹ superando la contrapposizione, evidenziata dagli oppositori della legge nel Parlamento Europeo, tra ripristino della natura e sviluppo dell’economia. Il risultato non era facile perché diversi parlamentari avevano espresso molti dubbi e la volontà di rigettare la legge. La discussione negli ultimi mesi si era intensificata e il Guardian riporta che in, una lettera aperta firmata da 6.000 scienziati, gli oppositori alla legge “non solo mancano di prove scientifiche, ma addirittura le contraddicono”². In questa lettera hanno riportato molti studi che dimostrano che il ripristino della natura migliorerebbe la sicurezza alimentare, aiuterebbe la pesca, creerebbe posti di lavoro e porterebbe ad un risparmio economico³, rispondendo punto per punto alle preoccupazioni che  un qualsiasi grande cambiamento può generare. 

Cosa prevede e perché è importante questa legge?

L’obiettivo generale del regolamento europeo è quello di “contribuire alla ripresa continua, a lungo termine e duratura della biodiversità e della resilienza della natura in tutte le zone terrestri e marine dell’UE mediante il ripristino degli ecosistemi”⁴. Per farlo, prevede obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri, con il fine di ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione⁵ ed entro il 2050 tutti gli ecosistemi che necessitano. Questo si rende necessario perché lo stato degli ambienti naturali è in declino in Europa, con più dell’ 80% degli habitat in cattive condizioni

Il ripristino delle zone umide, dei fiumi, delle foreste, delle praterie, degli ecosistemi marini e delle specie che ospitano è un processo volto a migliorare la struttura e le funzioni degli ecosistemi, compreso quello urbano. Si potrebbe quindi aumentare la biodiversità, garantire i servizi ecosistemici come il miglioramento della qualità dell’acqua e dell’aria, l’impollinazione dei raccolti e la protezione dagli eventi estremi. Il buono stato degli ecosistemi aiuta a prevenire i disastri naturali e riduce i rischi per la sicurezza alimentare.

Il regolamento è un tipo di legge più “diretto” rispetto alle direttive e non richiede di essere trasposto nelle leggi nazionali. I paesi dell’UE dovranno quindi presentare alla Commissione i piani nazionali di ripristino entro due anni dall’entrata in vigore del regolamento, indicando anche come raggiungeranno gli obiettivi. Saranno inoltre tenuti a monitorare e riferire sui loro progressi.

Perché in Harpo crediamo sia un passo importante?

Una prima risposta viene dalla legge stessa che all’articolo 6 stabilisce obiettivi per garantire l’assenza di perdite nette e l’aumento degli spazi verdi urbani in città. Infatti la garanzia di un livello minimo di spazi verdi integrati negli edifici nuovi ed esistenti insieme allo sviluppo di infrastrutture verdi contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del regolamento europeo. Gli spazi verdi sono quindi elementi essenziali delle infrastrutture verdi urbane, le quali apportano benefici ecologici, sociali ed economici agli abitanti di città, di grandi e piccole dimensioni, e periferie.

La legge chiederà quindi agli Stati membri dell’UE di redigere un piano nazionale di ripristino, definendo i progetti e le iniziative. Per l’ecosistema urbano, la legge impone agli Stati membri di arrestare la perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030 e di aumentare gli spazi verdi nelle città del 3% nel 2040 e del 5% entro il 2050, rispetto all’area degli spazi verdi nel 2021, scelto come l’anno di riferimento.

Questa legge inserisce quindi l’ecosistema urbano e sottolinea l’importanza di aree verdi in città, con grandi opportunità per i cittadini di migliorare l’ambiente in cui vivono. Ma non lascia il settore del verde urbano esente da riflessioni soprattutto su come esso possa impattare sugli altri ecosistemi (si pensi all’estrazione di torba e all’approvvigionamento delle materie prime).

A che punto siamo in italia?

Abbiamo visto che dovremo aumentare di 3 punti percentuali al 2040 (e 5% al 2050) l’incidenza di aree verdi in città, ma da dove partiamo?

Per avere un’idea dalle tavole pubblicate da Istat sul verde urbano possiamo ricavare i dati sulle densità del verde urbano (incidenza percentuale sulla superficie comunale) ⁶.

La figura mostra i comuni dei capoluoghi italiani la cui grandezza è proporzionale alla dimensione del territorio comunale. L'incidenza percentuale del verde urbano sulla superficie comunale è rappresentata da una scala logaritmica di colore dal bianco al verde. I comuni con più verde urbano sono rappresentati dal verde intenso. Grafico realizzato con rawgraphs.ioLa figura mostra i comuni dei capoluoghi italiani la cui grandezza è proporzionale alla dimensione del territorio comunale. L’incidenza percentuale del verde urbano sulla superficie comunale è rappresentata da una scala logaritmica di colore dal bianco al verde. I comuni con più verde urbano sono rappresentati dal verde intenso. Grafico realizzato con rawgraphs.io

A Trieste ad esempio c’è un’incidenza del 14,65 %, ciò significa che su 100 ettari di superficie comunale, più di 14 sono occupati da verde pubblico, che comprende i grandi parchi urbani, il verde attrezzato le aree di arredo urbano e le aree sportive all’aperto, i giardini scolastici e gli orti botanici, la forestazione e gli orti urbani, i giardini zoologici e i cimiteri, le aree boschive e il verde incolto.

Ma cosa vuol dire incrementare del 3% la percentuale di verde urbano? Proseguendo nell’esempio di Trieste per visualizzare questo aumento, arrivare nel 2040 al 17.65 % di verde urbano significherebbe avere circa 2.5 km² in più rispetto al 2021 nel territorio comunale. Si consideri per un confronto che l’area che ricopre il Farneto⁷ è pari a  0.91 km², mentre il parco di Villa Giulia copre 0.23 km². Questi calcoli sono solamente indicativi e andranno indirizzati a livello nazionale, ma rendono l’idea del grande cambiamento che le nostre città potrebbero vedere nei prossimi anni. 

Una questione di spazi

Gli obiettivi dei piani di ripristino in ambiente urbano andranno raggiunti senza incoraggiare l’espansione urbana incontrollata, che avrebbe un impatto negativo sull’ambiente. Gli spazi verdi sono importanti ma la densità urbana ha i suoi vantaggi in termini di efficienza energetica e questi possono aiutare le città nella mitigazione del cambiamento climatico. Pertanto, la legge deve trovare un equilibrio tra la creazione di spazi verdi e il mantenimento della densità urbana senza quindi consumare ulteriore suolo. Un aiuto può arrivare in questo proposito dalle infrastrutture verdi che si inseriscono nel tessuto urbano esistente, come i tetti verdi. In effetti la legge in questione tra gli “Esempi delle misure di ripristino” propone anche di “Aumentare le aree verdi urbane con elementi caratteristici ecologici, quali parchi, alberi e macchie boschive con specie autoctone, tetti verdi, prati a fiori selvatici, giardini, orticoltura urbana, strade alberate, prati e siepi urbani, stagni e corsi d’acqua.”

Calzaturificio Fossò, Venezia
Referenza in foto: Calzaturificio Fossò, Venezia

I benefici dei tetti verdi si possono considerare a diverse scale: a scala di edificio e a scala urbana⁹. A scala di un singolo edificio, i tetti verdi e le pareti verdi promuovono il risparmio energetico, riducono la trasmissione del suono negli edifici, contribuiscono al trattamento delle acque grigie. Se invece si considera una scala urbana, i tetti verdi hanno il potenziale per fornire servizi ecosistemici, contribuendo alla mitigazione dell’effetto isola di calore, alla gestione dell’acqua piovana, al trattenimento delle polveri sottili, all’attenuazione del rumore urbano e al miglioramento della qualità dell’aria. Inoltre, la loro implementazione può portare altri benefici, contribuendo al miglioramento estetico e all’uso ricreativo degli spazi pubblici, consentendo, ad esempio, il loro utilizzo per l’agricoltura urbana, promuovendo la biodiversità e al contempo la salute e il benessere dei cittadini⁹.

Seguendo le indicazioni di questa legge si potrebbe innescare un cambiamento positivo in grado di rendere le città europee più vivibili, mitigando al tempo stesso il nostro  impatto sull’ambiente.

Referenze bibliografiche e web

  1. The EU #NatureRestoration Law>> (2023)
  2. Niranjan, A. & correspondent, A. N. E. environment. EU passes nature restoration law in knife-edge vote. The Guardian (2023).
  3. Pe’er, G. et al. Scientists support the EU’s Green Deal and reject the unjustified argumentation against the Sustainable Use Regulation and the Nature Restoration Law.>> (2023) doi:10.5281/zenodo.8128624.
  4. Bradbury, R. B. et al. The economic consequences of conserving or restoring sites for nature. Nat. Sustain. 4, 602–608 (2021).
  5. Che cos’è la Nature Restoration Law europea (e perché è così importante). National Geographic >>
  6. Ambiente urbano. >>(2023)
  7. Parco Farneto – Parchi Urbani.>>
  8. Cities welcome Nature Restoration Law – Eurocities. >>(2023).
  9. Manso, M., Teotónio, I., Silva, C. M. & Cruz, C. O. Green roof and green wall benefits and costs: A review of the quantitative evidence. Renew. Sustain. Energy Rev. 135, 110111 (2021).