Riconquistare lo skyline: tetti verdi, biodiversità urbana e il futuro delle soluzioni basate sulla natura

di Dusty Gedge

L’evoluzione dei tetti verdi mostra come siano passati da semplici strumenti di adattamento climatico a componenti fondamentali delle strategie urbane per la biodiversità. Basandosi su oltre vent’anni di esperienza nel Regno Unito e in Europa, l’autore mette in evidenza come i tetti verdi ad alta biodiversità — ispirati al carattere ecologico dei paesaggi post-industriali — possano offrire un valore concreto per la conservazione della natura in città. Con l’introduzione della normativa inglese Biodiversity Net Gain (BNG) e di politiche europee emergenti come la EU Nature Restoration Law, i tetti verdi sono sempre più riconosciuti come strumenti normativi per garantire risultati in termini di biodiversità. L’articolo sottolinea il valore ecologico di habitat difficili, aridi e strutturalmente variati, promuovendo approcci progettuali ispirati a spazi colonizzati spontaneamente, come i Magredi del Friuli o le aree dismesse di Londra. Vengono analizzate le sfide principali nei settori dell’ingegneria, della conservazione e del design — in particolare la tensione tra funzionalità ecologica ed estetica convenzionale — e si propone di valorizzare la diversità nei materiali, nelle strutture e nell’aspetto stagionale. In conclusione, si invita a ripensare la natura urbana: i tetti verdi non come semplici superfici decorative, ma come habitat dinamici e vitali, centrali per un futuro urbano resiliente e ricco di biodiversità.

Biodiversità sui tetti londinesi – foto dell’autore

Negli ultimi vent’anni si è verificato un cambiamento significativo nel modo in cui città e paesi affrontano l’integrazione delle infrastrutture verdi. Se all’inizio la motivazione principale era l’adattamento climatico — mitigare le isole di calore urbane, migliorare la gestione delle acque piovane e la qualità dell’aria — oggi si affianca un obiettivo altrettanto cruciale: ottenere risultati tangibili per la biodiversità tramite soluzioni basate sulla natura.

“Questo doppio obiettivo ha orientato il mio lavoro fin dal 1997, tra Londra, il Regno Unito e diversi contesti europei. Ho concentrato i miei sforzi sulla progettazione e realizzazione di tetti verdi ad alta biodiversità, non come semplici elementi estetici, ma come interventi ecologici radicati nel paesaggio locale”.

In effetti, i primi esempi di successo a Londra si sono ispirati direttamente alle aree post-industriali ricche di specie — spesso destinate a riqualificazione — dove flora e fauna rare si erano insediate spontaneamente. Questi spazi trascurati sono diventati il modello per una nuova estetica ecologica urbana.

Con l’introduzione della normativa Biodiversity Net Gain (BNG) in Inghilterra e la definizione di metriche specifiche per i tetti verdi, l’impegno per la biodiversità urbana non è più solo un principio teorico: è legge. I tetti verdi ora hanno un ruolo definito all’interno delle strategie nazionali per la biodiversità, una tendenza che ci auguriamo possa estendersi in tutta Europa con l’approvazione della EU Nature Restoration Law.

Imparare dalla natura post-industriale

Uno dei principali dilemmi progettuali dei tetti verdi ad alta biodiversità è trovare un equilibrio tra la funzionalità ecologica e le aspettative estetiche. Il carattere aspro, arido e scarno degli habitat post-industriali contrasta spesso con l’estetica convenzionale del paesaggio urbano. Eppure, è proprio questa peculiarità a sostenere una grande varietà di specie, in particolare invertebrati e piante specialistiche.

Biodiversità sui tetti londinesi – foto dell’autore

Piuttosto che imitare ambienti incontaminati o prati curati, una progettazione ecologica di successo dovrebbe ispirarsi all’improvvisazione della natura in spazi disturbati. Nel Regno Unito, esempi come le spiagge di ciottoli vegetate e i letti fluviali ghiaiosi offrono modelli ecologici efficaci. In Italia, un’analogia si ritrova nei Magredi del Friuli Venezia Giulia: pianure ghiaiose e semi-aride di straordinario valore ecologico.

Ho avuto l’opportunità di visitare quest’area a giugno 2025 e sono rimasto colpito dalla ricchezza di flora e fauna, modellata dalle stesse condizioni che troviamo sui tetti: esposizione a sole, vento e bassa ritenzione idrica.

La biodiversità nei Magredi friulani – foto dell’autore

 

Tre sfide per tre settori

Nonostante il crescente riconoscimento dei tetti verdi come risorse per la biodiversità, permangono sfide significative, soprattutto in tre settori chiave:

1. Ingegneria

Dal punto di vista ingegneristico, il peso è il vincolo principale. Più leggero è un tetto verde, più facile è applicarlo su larga scala. Tuttavia, un’eccessiva attenzione alla riduzione del peso porta spesso a una semplificazione ecologica. I sistemi ad alta biodiversità richiedono spessori di substrato variabili e una struttura eterogenea — fattori che inevitabilmente aggiungono massa. Se vogliamo davvero promuovere la biodiversità, dobbiamo andare oltre le soluzioni ultraleggere che servono solo a “spuntare la casella” del tetto verde.

2. Ecologia e conservazione

Gli esperti di biodiversità talvolta guardano con scetticismo ai tetti verdi, considerandoli “innaturali” o artificiali. Sebbene ciò sia vero in senso stretto, questa visione può essere limitante. È proprio l’artificialità dei tetti verdi a renderli un’opportunità per la creatività ecologica. Con una progettazione consapevole, i tetti estensivi possono ospitare comunità di prati aridi — habitat in rapido declino in tutta Europa. I tetti verdi non devono sostituire gli habitat naturali, ma possono integrarli, soprattutto in contesti urbani frammentati.

3. Design ed estetica

Nel design paesaggistico e architettonico, il successo ecologico viene spesso associato a una crescita vegetativa rigogliosa e perennemente verde. Tuttavia, in natura il “verde” non è garantito tutto l’anno, soprattutto negli habitat adattati a siccità o suoli poveri di nutrienti. L’idea culturale di “naturale” come sinonimo di “verde” può compromettere la reale funzionalità ecologica. I progettisti devono sviluppare una comprensione stagionale e strutturale della biodiversità, accettando tonalità di marrone, argento e persino zone spoglie come parti integranti di un’ecologia urbana vitale.

La forza della diversità

Se c’è un principio guida per garantire biodiversità sui tetti verdi, è la diversità. Diversità di specie vegetali, microtopografia, elementi strutturali (tronchi, pietre, suolo nudo) e, soprattutto, diversità nello spessore del substrato. Troppo spesso i sistemi di tetto verde vengono scelti per l’impatto visivo promesso in una brochure, piuttosto che per la loro capacità di sostenere la vita.

La metrica BNG in Inghilterra è un esempio pionieristico di traduzione di questi principi in una politica concreta. Sebbene attualmente unica per la sua specificità, i suoi principi cardine — varietà, eterogeneità, rilevanza ecologica — sono validi universalmente e andrebbero estesi anche agli spazi verdi a livello del suolo.

Di fronte a sfide ambientali senza precedenti, le nostre città devono diventare parte della soluzione ecologica. I tetti verdi non sono semplici elementi decorativi: sono piattaforme per ripensare la biodiversità urbana. Con il giusto approccio progettuale, supportato da politiche adeguate e competenze ecologiche, possono diventare tasselli fondamentali nella rete di soluzioni basate sulla natura di cui il nostro futuro urbano ha urgente bisogno.

Dusty Gedge

Con oltre vent’anni di esperienza nella realizzazione di soluzioni basate sulla natura, ha iniziato il suo percorso come specialista di biodiversità urbana, promuovendo l’uso dei tetti verdi per sostenere una rara specie di uccelli a Londra. Questo lavoro pionieristico lo ha reso uno dei principali esperti indipendenti nel Regno Unito in materia di progettazione di tetti verdi e politiche correlate. Ha contribuito a importanti quadri strategici, tra cui il London Plan, e ha avuto un ruolo chiave come consulente nella definizione degli indicatori per i tetti verdi previsti dalla normativa inglese sulla Biodiversity Net Gain.

Nel corso degli anni ha progettato, ispezionato e riqualificato migliaia di tetti verdi in tutto il Regno Unito, attingendo a una profonda conoscenza degli habitat naturali. La sua competenza ha una portata internazionale: ha studiato tetti verdi ed ecosistemi in varie parti del mondo ed è un relatore molto richiesto sui temi della biodiversità e delle infrastrutture verdi.

Si dedica attivamente alla produzione di video, con un forte interesse per il modo in cui habitat naturali — come i ghiaioni alluvionali dei fiumi e i particolari paesaggi dei Magredi del nord Italia — possano essere ricreati sui tetti. Naturalista appassionato, trasferisce questa passione nella fotografia e videografia naturalistica, unendo conoscenza ecologica e storytelling per ispirare le persone a scoprire il potenziale selvatico nascosto nei nostri spazi urbani.