Dove cresce la biodiversità, la città vive

di Elena Granata

La varietà è alla base della resilienza sia in natura che nelle città. Sistemi omogenei, come le monoculture, sono fragili e più esposti al collasso. Anche l’ambiente urbano, concepito come neo-ecosistema, trae forza dalla diversità biologica, sociale e culturale. La storia del verde urbano dimostra come gli spazi siano il risultato di continui scambi e adattamenti. Favorire eterogeneità e connessioni ecologiche è fondamentale per garantire equilibrio, evoluzione e sostenibilità.

Siamo naturalmente attratti dall’ordine, dalle geometrie, dall’armonia delle forme. Non a caso abbiamo inventato il giardino all’italiana: un esercizio di stile e di raffinata capacità di piegare la natura all’estetica. Al contrario, tendiamo a diffidare del disordine, della varietà, dell’incolto.

 

Elena Granata

È professoressa di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e vicepresidente della Scuola di Economia Civile. È stata membro dello staff Sherpa, Presidenza del Consiglio dei Ministri, G7/ G20 (2020-21). Si occupa di città, di ambiente e di cambiamenti sociali. Tra i suoi libri: Biodivercity. Città aperte, creative e sostenibili che cambiano il mondo (Giunti 2019) e Ecolove. Perché i nuovi ambientalisti non sanno ancora di esserlo (con F. de Lettera, Edizioni Ambiente 2022). Per Einaudi ha pubblicato Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo (2021) e Il senso delle donne per la città. Curiosità, ingegno, apertura (2023). È cofondatrice di PlanetB.it, gruppo di ricerca sui temi ambientali e sociali.