Sulla scelta delle specie vegetali

La specie C4

La scelta delle specie vegetali rappresenta un momento importante nella progettazione di un tetto verde e può seguire diversi criteri.

Un approccio interessante, è quello di attingere a liste di specie “C4”.

Senza addentrarci nella fisiologia delle piante C4, possiamo comunque abbozzarne le principali caratteristiche a partire da un’affermazione sconvolgente: i “nobili” organismi vegetali fotosintetici sono degli inquinatori formidabili!

Sorpresi?

L’inquinamento che producono si chiama ossigeno.

Per fugare ogni dubbio basta cercare sul web “catastrofe dell’ossigeno” e scoprire che, agli albori della vita sulla Terra, l’ossigeno in forma gassosa non esisteva. Furono i primi organismi fotosintetici a produrlo, lentamente, ma inesorabilmente, per centinaia di milioni di anni. L’ossigeno prima reagì con i minerali disciolti negli oceani, poi cominciò a invadere l’atmosfera consumando il metano lì presente (un potente gas serra) e provocando un lungo periodo di glaciazioni. Infine, data la sua reattività, distrusse molti organismi per via diretta.

La comparsa dell’ossigeno, in un mondo che ne era privo, provocò la prima grande estinzione di massa. Sopravvisse chi trovò il modo di tollerarlo o addirittura di sfruttarlo a proprio beneficio.

Le piante di oggi ovviamente si sono adattate, ma la fotosintesi non è cambiata poi molto: assimila CO2 (oggi alquanto scarsa in atmosfera, appena lo 0,04%) e produce O2 come rifiuto (oggi al 21% circa). Verrebbe da dire che le piante vivono in mezzo ai loro rifiuti, più di quanto tocchi fare a noi con i nostri.

Ed in effetti la bassa concentrazione di CO2 e l’abbondanza di O2, costituiscono talvolta un serio problema per le piante, soprattutto quando la temperatura è elevata e l’acqua è scarsa. In queste circostanze, gli enzimi che guidano la fotosintesi confondono l’ossigeno con l’anidride carbonica. Se catturano il primo, la pianta subisce un danno invece di crescere.

Si stima che circa 35 milioni di anni fa alcune piante abbiano per la prima volta sviluppato un “sistema di pompaggio” per concentrare la CO2 attorno ai centri di reazione. Questo sistema implica la formazione di un composto intermedio a 4 atomi di carbonio (da cui la parola C4). Le specie C4 costituiscono appena il 3% della flora globale ma si stima che siano responsabili del 20% dell’assimilazione di anidride carbonica.

Questo meccanismo di pompaggio rende infatti le piante C4 estremamente competitive nelle seguenti condizioni: temperatura media estiva superiore a 24°C, aridità estiva, terreno povero di azoto, elevata luminosità… sembra l’identikit perfetto dei tetti verdi estensivi italiani!

Ovviamente, nel caso di piante alloctone (come gran parte delle C4) è importante circoscriverne l’utilizzo ad ambienti urbani, evitando la diffusione delle specie in aree naturali.

Del resto, chi abbia scelto di coltivare un prato di macroterme, avrà già fatto esperienza di questa categoria di piante: Paspalum vaginatum, Cynodon dactylon, stenotaphrum secundatum, sono esempi di alcune delle specie più note.

Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza delle specie C4 esistono diversi elenchi ed articoli scientifici da consultare liberamente, tra questi consigliamo:

European plants with C4 photosynthesis Geographical and taxonomic distribution and relations to climate parameters

Quo vadis C4_An ecophysiological perspective on global change and the future of C4 plants

Consigliamo anche un interessante sito con strumenti per la progettazione del verde:

https://anthosart.florintesa.it

da cui abbiamo provengono le seguenti immagini:

 

NOTE FINALI: per non cadere su posizioni stereotipate, ci siamo lasciati volutamente andare con alcuni commenti poco lusinghieri sul mondo vegetale. Commenti probabilmente immeritati, considerando che le piante hanno avuto il maggior successo tra tutte le forme di vita sul nostro pianeta e senza di esse non potremmo vivere. Ma al di là dei rispettivi “meriti e demeriti”, ci sembra importante osservare che la diversità può creare un solido equilibrio: animali, tra cui l’uomo, e piante sono complementari nell’uso delle risorse e nella generazione di rifiuti.

La nostra speranza è che il verde urbano possa elevarsi a simbolo quotidiano e tangibile di una coabitazione possibile e vantaggiosa per tutti.